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#SuperTuesday: di che cosa hanno parlato gli utenti di Twitter

Inauguriamo oggi una nuova sezione di politica americana. Fino ad oggi ci siamo principalmente occupati di analizzare i discorsi dei dibattiti democratici (Nevada e South Carolina). Oggi quello che vi proponiamo è l’analisi dei tweets post exit pool in occasione del Super Tuesday, che si è tenuto, per l’appunto, martedì 3 marzo.

Il Super Tuesday: che cos’è? e chi vota?

Il Super Tuesday è un altro appuntamento elettorale all’interno delle primarie democratiche per la corsa presidenziale di novembre 2020. Alle urne sono chiamati 14 stati: Alabama, Arkansas, California, Colorado, Maine, Massachusetts (Stato della Warren, in quanto senatrice e insegnante di Harvard), Minnesota, North Carolina, Oklahoma, Tennessee, Texas (insieme alla California sono gli stati più popolosi degli USA), Utah, Vermont (Stato di Sanders) e  Virginia. In più voteranno anche le Samoa Americane e i Democratici all’estero (di cui riceveremo i risultati definitivi martedì 10 marzo).

Il Super Tuesday è un momento molto importante per i candidati in gara in quanto verrà assegnato più del 34% dei delegati, ossia 1.357 delegati su 3.979  delegati totali. Vincere molti delegati è fondamentale per la Convention di giugno, che decreterà il candidato democratico che sfiderà Trump alle elezioni presidenziali di novembre 2020.

Le votazioni hanno preso luogo in un atmosfera fatta di colpi di scena dell’ultimo minuto: con il ritiro prima di Buttigieg, ex sindaco di South Bend (Indiana) e poi di Amy Kobuchar. Entrambi hanno poi fatto un endorsement a Joe Biden. Come poi i risultati hanno mostrato, entrambi i ritiri hanno giovato all’ex vice di Obama. Dalla mappa pubblicata dal Corriere possiamo capire meglio la situazione post voto:

Exit Poll e Twitter: che cosa ci dicono i cinguettii?

Abbiamo analizzato i tweets che includevano in un caso #SuperTuesday, senza escludere lingue (quindi abbiamo sia tweets in inglese che in italiano, francese e spagnolo). Nel secondo caso, abbiamo considerato solo i tweets in inglese, quindi avendo un focus rivolto agli States. Di questi, abbiamo analizzato quelli che usassero #SuperTuesdayResults , il trending hashtags utilizzato per commentare dagli exit poll in poi la serata.

Il nostro intento era quello di capire le reazioni (e quindi anche gli schieramenti) degli utenti di Twitter a seguito degli exit poll e delle prime “chiamate”. La Edison Research si è occupata di svolgere gli exit poll del Super Tuesday che troverete sul sito della CNN.

Tweets: il momento di apice

Prima di tutto abbiamo cercato di capire quando le persone hanno maggiormente twittato, per capire su quale momento della serata concentrarsi. In un primo momento ci siamo ritrovati con 169.986 tweets, in quanto l’hashtag è stato utilizzato anche nei giorni precedenti alle votazioni. Dunque, abbiamo circoscritto l’analisi ai tweets post exit pool, ossia dalle 22:09 (ora italiana) e il grafico delle frequenze dei tweets ottenuto è il seguente:

Come si nota vi è un picco notevole dalle 3:00 alle 4:00 di mattina. Abbiamo poi paragonato lo stesso grafico con quello emerso dai tweets #SuperTuesdayResults:

Si nota come l’apice dei tweets sia nella stessa fascia oraria. Leggendo, di seguito, i tweets è risultato che in quel momento vi fosse il momento clou delle “chiamate“, ossia quando i media decretano la vittoria di un candidato. Questo procedimento è ovviamente seguito da analisti che, valutando i risultati, ritengono che il divario tra un candidato e l’altro sia incolmabile.

Quello che poi ci siamo chiesti è quanto i tweets delle chiamate pesassero sui tweets in totale.

Dunque, abbiamo diviso i post per fasce orarie e verificato quanti ce ne fossero per ciascuna di esse. Nel primo caso (#SuperTuesday) il grafico ci mostra come l’attenzione data alle chiamate e ai primi risultati pesi tanto quanto le 7 ore successive (dalle 4:00 alle 10:59). Inoltre, si nota come ci sia stata già un crescendo nell’ora precedente (alcune chiamate avevano iniziato ad essere pubblicate)

Di conseguenza, abbiamo voluto confrontarci anche con i tweets del #SuperTuesdayResults e verificare se l’effettivo peso di una sola ora potesse essere così notevole anche nei post inglesi.

Anche in questo caso il numero di tweets dalle 3:00 alle 3:59 è comunque considerevole, ma non paragonabile a quella del primo caso. Difatti, nel grafico precedente il conteggio dei tweets delle 3:00 e quelli dalle 4:00 alle 11:00 era molto simile. Nel secondo grafico considerato, le fasce orarie antecedenti (dalle 22.41 alle 2:59) e successive ( dalle 6:00 alle 10:40), nonostante includano approssimativamente 4 ore, sono decisamente più consistenti.

D’altro canto, l’apice dei tweets si riscontra dalle 3:00 in entrambi i casi. Questo fa ipotizzare un grande hype attorno alle chiamate mediatiche nei vari stati.

Di che cosa si è discusso durante la serata?

Dalle analisi non sono emerse sostanziali differenze tra i tweets con #SuperTuesday e quelli aventi #SuperTuesdayResults. Consideriamo il primo output ottenuto.

Il primo aspetto evidente, e non sorprendente, è il focus attorno ai candidati. In primis, Biden e Sanders, poi compaiono anche Warren e Bloomberg. Siccome non ci ha spiazzato tale risultato, abbiamo voluto verificare l’attuale valore con cui ciascun candidato viene citato (diversamente da menzionato, @user) per verificare quanta distanza ci fosse tra un candidato e l’altro.

Ciò che si ottiene, ironia della sorte, è anche l’ordine dei candidati per delegati che hanno ottenuto dai risultati. In entrambi gli hashtags, vi è un predominio di Biden e segue poi Sanders con una notevole distanza (quasi la metà).

Win or not to win?

Tornando all’istogramma delle parole maggiormente utilizzate, possiamo constatare altre tre sfere di discussione.
La prima, senz’ombra di dubbio è la tematica elettorale: “vote“, “win” e “results“. Dell’ultimo termine risulta evidente il suo uso, visto che come abbiamo mostrato precedentemente, l’apice di tweets si focalizza sulle “chiamate” e il periodo in analisi è il post exit poll.

Tuttavia, non così scontati sono gli altri due termini, che vengono utilizzati, nella maggioranza, in accezioni particolari.
Infatti, nel caso di “win“, oltre ai tweets in cui vengono annunciati i vincitori, la maggioranza dei post fa riferimento a Sanders, ed in particolare ad un suo possibile fallimento elettorale, come si nota dai due esempi sottostanti.

Vote or not to vote? O meglio, chi “to vote”?

A bilanciare il “win“, sono i tweets che includono il termine “vote”. Infatti, se il “vincere” incentrava un discorso attorno a Sanders, principalmente negativo, nel caso di “votare” la situazione cambia. Infatti, la maggior parte dei tweets fa emergere come il discorso ruoti attorno a Biden, e anche in questo caso, come gli esempi sottostanti mostrano, in un’ottica principalmente negativa.

Interessante, vero? come due termini, apparentemente apartitici, messi in un determinato contesto possano acquisire sfaccettature differenti.

Dove si vota?

Le discussioni, inoltre, ruotano a tre stati in particolare: Texas, California e Virginia. I primi due in particolar modo appaiono maggiormente, non per altro si tratta degli stati più popolati degli States e quelli su cui c’è maggior hype social. Sono entrambi due stati in cui Sanders veniva dato come il favorito nei sondaggi pre voto. Anche in Virginia, storica roccaforte del partito repubblicano, uno stato molto ricco e che negli ultimi anni ha visto una trasformazione a favore dei democratici, Sanders era il favorito. Tuttavia, i risultati, in Virginia hanno visto la vittoria di Biden, soprattutto a seguito dell’unificazione dell’ala moderata.
Ad ogni modo, gli utenti di Twitter sono particolarmente focalizzati su questi tre stati, proprio perché sono tra quelli che danno più delegati.

Trump rimane al centro dei discorsi

Come diventerà più palese nella successiva analisi, Trump rimane una componente importante nel discorso democratico. Infatti è tra le parole maggiormente utilizzate nei cinguettii sia con #SuperTuesday che con #SuperTuesdayResults. Soprattutto nell’ottica delle presidenziali di novembre.

I top # e le top @: a chi e di cosa si parla nei tweets

La parte successiva dell’analisi si è incentrata sugli hashtags e le mentions ad altri utenti maggiormente presenti nei tweets. Come è emerso sino ad ora non vi sono grandi differenze tra #SuperTuesday e #SuperTuesdayResuts, quindi molte cose che vengono dette in questa sezione valgono sia per uno che per l’altro.

I top #: Democratici e Trump

Come si nota dalla network analysis degli hashtags che compaiono maggiormente assieme a #SuperTuesday, si individua un nucleo centrale e due sotto categorie.
Il core è incentrato sull’alta frequenze con cui concorrono l’hashtag principale con #trump e #democrats. Come, infatti, era già emerso nella sezione precedente, c’è un forte legame tra il presidente americano e le primarie democratiche.

Il tweet evidenza il legame che c’è tra Trump e i democratici: la preoccupazione che votando uno piuttosto che l’altro candidato ci possa essere la possibilità di un’ulteriore vittoria del magnate repubblicano. Questo delinea come il voto, per certi versi, non sia particolarmente indirizzato verso le issues che vengono proposte dai candidati, ma piuttosto si cerca di votare quello che potenzialmente potrebbe sconfiggere Trump alla prossime elezioni presidenziali.

Le altre due sfere sono collegati a Trump. In un caso (#love, #lgbtq, #women e #equality) si riferiscono alla retorica sessista che Trump ha utilizzato sin dall’inizio della sua campagna. Quindi l’utilizzo di questi hashtag sono ricollegabili ad un attaccare Trump su un aspetto della sua comunicazione. Nell’altro caso (#theresistance, #resist e #resistance) , invece, visti anche i collegamenti con #voteblue e #bluewave, si rifanno ad una retorica militante, di supporto verso i democratici nello sconfiggere Trump alle elezioni di novembre.

Nel caso di #SuperTuesdayResults, i legami di cui si è parlato finora, diventano più labili. Rimane forte quello tra democratici (inclusi #voteblue e #waveblue) e Trump, ma scompare la sfera antisessista e quella militante si fa più debole e lontana (dunque minore frequenza e di utilizzo assieme agli altri #).

Quotes: a chi si parla?

Assieme all’analisi dei top hashtags, abbiamo cercato di vedere quali fosse gli account più menzionati nei tweets. Iniziamo con quelli che includono #SuperTuesday:

Ciò che emerge in maniera evidente è un discorso mediatico, o per lo meno si tratta di tweets che ripropongono o commentano le notizie di testate stampa. Si ripresenta anche in questo caso un forte legame con l’account ufficiale di Trump, che abbiamo già avuto modo di spiegare nelle righe precedenti.

Interessante è la presenza di @alyssa_milano, fautrice del Movimento MeToo, che viene presa come garante della causa femminista e chiamata in causa per l’eventualità di altri quattro anni di amministrazione Trump.

In questa network analysis si nota un timido legame con gli account degli Obama. Se, invece, consideriamo l’analisi effettuata sui tweets #SuperTuesdayResults, otteniamo dei legami molto più forti.


Questo fa capire come gli elettori siano ancora molto legati all’ex presidente democratico e alla costruzione che lui e sua moglie, Michelle Obama, hanno fatto attorno alla politica, alla società e alla quotidianità dell’America. Inoltre, si potrebbe vedere in queste menzioni come la possibile influenza degli Obama a votare per Biden, ex vice di Barack Obama.

Riepilogo: tiriamo le somme

Un modo efficace per riassumere quanto detto sinora è proponendovi una worldcloud, ossia una nuvola di tutte le parole maggiormente usate nei tweets.

I temi più importanti di cui abbiamo parlato in questo articolo emergono, soprattutto l’importanza che Trump ha all’interno del discorso democratico. Il prossimo appuntamento è il dibattito del 15 marzo che decreterà il testa a testa tra Joe Biden e Bernie Sanders.

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