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#DemDabate: analisi del dibattito in South Carolina pre voto

Nella notte tra il 25 e il 26 febbraio si è tenuto il decimo dibattito tra i candidati democratici. L’evento si è tenuto al Gaillard Center di Charleston, in South Carolina in vista delle elezioni del 29 febbraio.
La scorsa settimana avevamo analizzato il dibattito che aveva avuto come protagonisti i sei candidati del Partito Democratico. Ad aggiungersi ai sei già noti (Joe Biden, Elisabeth Warren, Bernie Sanders, Pete Buttigieg, Amy Klobuchar e Michael Bloomberg) ritorna un altro voto noto della campagna elettorale.

Di che cosa si è parlato in South Carolina?

Come avevamo già constatato con lo scorso appuntamento, “People” è la parola che maggiormente esce dalle bocche dei candidati. Tuttavia, se si pensava che la retorica dei candidati ruotasse attorno all’America e ai suoi cittadini, dall’analisi compiuta si riscontra un altro frame. Dopo il Nevada non stupiscono gli innumerevoli attacchi dei candidati che si ritrovano, di conseguenza, tra le parole più frequenti nel dibattito: “president“, “bloomberg“,”bernie“, “trump“, “senator“. Da questo risultato si possono anche riscontrare i tre politici più chiacchierati e temuti. Se Trump rappresenta l’avversario repubblicano con manie da megalomane; Bloomberg è la new entry dei democratici, un altro miliardario, dal passato repubblicano e che sta spendendo milioni di dollari in spot. Ed infine, Sanders è l’avversario democratico più temuto, in quanto sta riscontrando maggiore successo nelle elezioni, e soprattutto dopo l’ottima vittoria nel Nevada era atteso il massivo attacco nei suoi confronti dagli altri runners.
Gli attacchi non sembra esser stata l’unico focus del dibattito. Infatti, i temi portanti delle primarie democratiche (il fil rouge) sono emersi: “health“, “education“, “housing“, “care“, “public” ed “economy“.

Ma chi ha detto che cosa?

Abbiamo visto quali sono le macro tematiche che sono uscite dal dibattito, quindi considerando quello che tutti hanno detto. Ma entriamo nel clue dell’evento e cerchiamo di capire chi ha parlato di che cosa.

Questi grafici confermano la presenza in tutti i candidati di “People”. In quest’occasione anche il Sindaco Buttigieg l’ha ampiamente utilizzata, a dispetto del dibattito in Nevada, da cui emergeva come l’unico a non averla menzionata in equale o simile misura rispetto ai suoi sfidanti.

Vediamo candidato per candidato quali argomenti sono rimasti uguali rispetto allo scorso dibattito e cosa, invece, è cambiato.

Biden

Il vice presidente di Obama rimane fedele alla sua cara tematica economica. Non manca di menzionare “bill” e “deal“, parlando di “the funding” (considerando le Ngrams). L’economia è effettivamente un tema su cui può riversare la sua precedente esperienza al fianco di Barack Obama, che non manca di citare (probabilmente per enfatizzare la sua esperienza con il primo presidente nero della storia americana e molto amato dagli americani).
Ma cosa c’è di nuovo?Period” e “time“. Bidens circoscrive azioni e scelte in momenti precisi, soprattutto nell’attaccare il suo maggiore avversario, il Front-runner della corsa democratica, Sanders. King (uno dei moderatori della serata), parlando a Steyer, focalizza il dibattito attorno alla notizia che i russi stiano finanziando la campagna di Sanders. Biden prende la parola e così risponde:

(…) Walking distance of here is Mother Emanuel Church, nine people shot dead by a white supremacist. Bernie voted five times against the Brady Bill and wanted a waiting period…A waiting period of 12 hours. I’m not saying he’s responsible for the nine deaths, but that man would not have been able to get that weapon with the waiting period had been what I suggest until you are cleared. (…)

Biden gioca duro e parla di una questione quotidiana e molto cara agli americani: le armi e gli attacchi di massa. Questa è una strategia che potrebbe favorire Biden: parlare agli americani tramite situazioni comuni a tutti indissolubili nella loro memoria. Dal 1982 il dato di stragi di massa negli Stati Uniti si aggira attorno a 953 di cui 2396 persone morte. Numeri notevoli soprattutto se si pensa a tutti quelli che sono sopravvissuti e vivono ogni giorno hanno a che fare con la costante presenza di quanto avvenuto.
Possiamo considerarlo un assist ben giocato di Biden?

Bloomberg

Dall’ultimo dibattito ne era uscito un po’ abbacchiato essendo stato il suo primo. La new entry aveva subito innumerevoli attacchi da parte di tutti i candidati, soprattutto l’agguerrita Warren per la questione del non-disclosure agreement.
La retorica di Bloomberg non varia molto rispetto a quella usata a Las vegas: New York city. L’ex sindaco di NYC non si stacca dal sottolineare della sua esperienza passata, e difficilmente glielo consento. Infatti, come in Nevada, anche qui una delle domande pone l’accento sulla misura da lui adoperata: Frisk and Stop. In South Carolina non è una questione marginale, per via dell’ampia presenza di black voters nell’area che cerca di addolcire chiedendo scusa e sottolineando come lui abbia rapporti con i black leaders:

I’ve met with black leaders to try to get an understanding of how I can better position myself and what I should have done and what I should do next time.

Tuttavia, guardando le parole da lui pronunciate non sembrerebbe che la “black community” sia tra le sue priorità. Infatti la parola “black”, termine correntemente usato negli states non si ritrova nello schema (sotto), anche se vi è un timido legame con “communities“.

Le scuse lo aiuteranno a vincere dei voti dalla predominante black community?

Buttigieg

Buttigieg è tra i candidati con gli attacchi più mirati e corposi, si ricordi quello sferrato contro la Klobuchar rispetto alla questione messicana. Anche in questa occorrenza, il suo spirito battagliero non è venuto a meno. “Who’s next?” Si sarà chiesto. Vista la performance di Sanders in Nevada, l’analisi ci suggerisce esser lui il suo “next”, e non stupisce neppure.
Se questa considerazione non aggiunge a nulla di nuovo, il lo spostamento di frame di Buttigieg potrebbe suggerirci forse un suo cambio di tecnica elettorale (più che legittima e normale). Infatti, dal settore economico si è spostato maggiormente sulla sua campagna elettorale, utilizzando “support” e “campaign” come voler mettere sotto la luce dei riflettori tutte quelle persone che lo hanno accompagnato sinora, dando insomma molta importanza alla sua ground base (tutti i volontari che ogni giorno gratuitamente lavorano nelle campagne elettorali). Questo viene maggiormente enfatizzato dal singolare utilizzo di “country“, comune solo a Sanders, e di “talk” e “listen“, come emerge dall’analisi delle Ngrams.

Buttigieg quindi chiama alle armi i suoi, sperando che dopo il flop in Nevada, riesca a riportare alle urne maggiore supporto e riuscire a ritornare ad un testa a testa con l’attuale front runner.

Klobuchar

Amy Klobuchar nell’ultimo dibattito aveva subito gli attacchi di Buttigieg e l'”I” era stato predominante nel suo discorso. In quest’occasione reindirizza il focus sulle zone rurali del South Carolina e del problema con le “urban” zone:

And I want to make clear, given South Carolina and the rural population, as well as urban, that this isn’t just an urban problem. It’s a big urban problem, but it’s also a rural problem, where we have housing deserts and people want to have their businesses located there, but they’re not able to get housing.

Come emerge anche dall’estratto, la Klobuchar discute del bipolarismo tra zone urbane e rurali, delle diverse misure addottate e vi cerca di creare un’unità. Questo trait d’union è l’housing problem, il costo immenso a cui le persone devono far fronte per vivere. La centralità si evince anche dalla nostra network analysis.

Sanders

Sanders rimane fedele al suo frame: al popolo americano (“american“, è l’unico ad utilizzarlo) e il suo caro amato “health care“. In particolare, come emerge dall’analisi delle Ngrams, Sanders è l’uomo che sa che cosa gli americani vogliono e ne ha le prove: la recente vittoria in Nevada, il numero più alto di voti in Iowa e New Hampshire e le donazioni che continuano ad aumentare, sfondando ogni record.

Quello che Sanders fa anche in questa occasione è cercare di indirizzare i suoi interventi verso il sistema sanitario che lui propone (“Medicare for All“) e continuando a definire il suo avversario: i “billionaires“, che stanno al potere, che corrono alle presidenziali (Bloomberg) e che finanziano gli altri candidati (Buttigieg).

In South Carolina i sondaggi non lo danno come vincente, anzi secondo a Biden, vedremo se l’importanza data al Medicare for All andrà di nuovo a suo favore.

Steyer

Il miliardario era assente nel dibattito a Las Vegas in quanto non era riuscito a soddisfare i requisiti richiesti dal Dipartimento del Partito Democratico. In questo dibattito si pone come la via di mezzo, colui che unisce i democratici e che può unire gli americani, o per lo meno quello è quello che emerge dall’analisi. Infatti, “united” e “america” sono tra le parole più frequenti e come emerge ancora in maniera più preponderante dall’analisi delle Ngrams, di cui sopra. A differenza degli altri candidati, è l’unico a definire un nemico altro “hostile foreign“, come risulta in maniera evidente dal seguente estratto del dibattito:

Look, 21st Century warfare is cyber warfare. What we’re having is an attack by a hostile foreign power on our democracy right now. The question you have to ask is, where is the commander-in-chief? And let me say this…

Warren

La Warren rimane l’unica ardita contro Bloomberg, continuando gli attacchi verso il suo apparente nemico numero uno. Il dibattito in South Carolina pone un distinguo verso il precedente, in maniera consistente. In Nevada la Warren si era incentrata sulla questione femminile, attaccando Bloomberg per le sue accuse di violenza, che ha cercato di insabbiare con dei non disclosure agreements. Invece, a Charlestone tira fuori la sua storia, il suo passato e parla di “military“. Lei si sente legittimata a farlo e sa che può arrivare al cuore delle persone: quarta figlia di una famiglia di baso/medio ceto, ma soprattutto figlia di un ex istruttore di volo dell’esercito americano durante la Seconda Guerra Mondiale, un uomo che ha combattuto per la sua patria. Lei si sente brillare di questa luce che viene ulteriormente enfatizzata dalla già conosciuta retorica del “need“: abbiamo bisogno di cambiare, risollevarci da questa situazione e io posso farlo perché sono cresciuta con gli insegnamenti di un uomo che ha visto la guerra e che fino all’ultimo è rimasto in campo per salvare la patria. Inoltre questo senso di educazione tramandatogli dalla famiglia, lo fa suo: è un insegnante e quindi conosce le criticità del sistema educazionale americano. Non dimentichiamoci anche le sue radici famigliari: non è aristocratico e neppure una miliardaria, ma viene da una famiglia di ceto basso, quindi a maggior ragione conosce le problematiche sociali. Quindi il “need” accostato a “strong” e “future” incorniciano perfettamente la retorica appena descritta.

I cittadini del South Carolina avranno apprezzato il frame proposto dalla Warren o l’avrà penalizzata?

Coronavirus

Anche nel dibattito Dem è arrivato il Coronavirus. Durante la diretta sono giunte in studio la notizia di nuovi morti e nuovi infetti. Quindi il conduttore King prende la palla al balzo e usa il virus per chiedere se i candidati chiuderebbero o meno i confini per tutelarsi. Ecco alcune risposte:

SANDERS: In the White House today — in the White House today, we have a self-described “great genius” — self-described — and this “great genius” has told us that this Coronavirus is going to end in two months. April is the magical day that this great scientist we have in the White House has determined — I wish I was kidding; that is what he said.

What do we have to do? Whether or not the issue is climate change, which is clearly a global crisis requiring international cooperation, or infectious diseases like Coronavirus, requiring international cooperation, we have to work and expand the World Health Organization. Obviously, we have to make sure the CDC, the NIH, our infectious departments, are fully funded.

BIDEN: What we did with Ebola — I was part of making sure that pandemic did not get to the United States, saved millions of lives. And what we did, we set up, I helped set up that office in the presidency, in the president’s office, on — on diseases that are pandemic diseases.

STAYERS: I want to say something about foreign policy, which is this, we keep acting as if we’re in the 20th Century or the 19th Century. If you look at the biggest threats to the United States, we’re talking right now about coronavirus that cannot be solved within the borders of the United States. We’re talking about climate change which is a global problem where we need U.S. leadership for countries around the world.

Riepilogo

Nello scorso articolo avevamo inaugurato la nostra distinzione in quattro quadranti delle retoriche usate dai candidati. Non annunceremo un vincitore, vi invitiamo a leggere l’articolo di FiveThirtyEight che dà la risposta. Proviamo comunque a fornirvi il nostro posizionamento in base alla nostra analisi.

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