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#MeToo: Su il sipario su violenza e disparità di genere nel mondo dello spettacolo

#Apriamolestanzedibarbablù, #MeToo, #PrendiPosizione sono solo alcuni degli hashtags che da settimane popolano le news e i social feeds degli utenti Italiani, molto più tardi che nel resto del mondo. Lanciato nel 2006 dall’attivista Tarana Burke, in Italia il movimento MeToo ha ricevuto un’attenzione irregolare dal 2017 ad oggi, ma le istanze del movimento hanno da poco riacceso il tam tam mediatico stimolato dalla nascita di Amleta – associazione di promozione sociale fondata per esaminare e denunciare la disparità e la violenza di genere nel mondo dello spettacolo. Osservando il recentissimo periodo, infatti, la produzione di contenuti sul tema è raddoppiata e triplicata nelle ultime settimane.

Ma cosa si dice a proposito delle #stanzedibarbablù?

Per rispondere a questa domanda abbiamo monitorato la produzione di contenuti su Facebook, Instagram e Twitter per ricostruire la narrazione legata ad abusi, violenze e molestie all’interno del mondo dello spettacolo.

I testi analizzati fanno emergere, fra i termini con una occorrenza maggiore, «donna» «violenza», «molestia» e «spettacolo», a conferma del faro acceso dalle fonti online ed offline sulle disparità e i casi di abusi e molestie avvenuti nel mondo dello spettacolo.

Il coraggio delle attrici che hanno scelto di fare rete rompendo il silenzio rappresenta il cuore della narrazione: il 45% degli articoli dei media comunica e supporta le attività di divulgazione contro la violenza e le disparità di genere di associazioni come Amleta. Tuttavia, il racconto di abusi e violenze come fatti di cronaca solo nel 10% dei casi offre interpretazioni e forme di sensibilizzazione. Il contenuto della narrazione ha quindi un taglio positivo che supporta la sensibilizzazione verso questa tematica, ma #barbablù prova ancora a colpire le sue vittime nel 4% dei contenuti mappati, attraverso frasi sarcastiche che sminuiscono le dichiarazioni delle protagoniste.

La struttura narrativa degli articoli che includono testimonianze di donne che lavorano nello spettacolo vittime di molestie è associata a termini quali «voce», «storia», «testimonianza» e «denuncia». Spiccano in quest’ambito le parole «portare», «via», «lavoro» e «diritto» che sintetizzano il nucleo centrale dei discorsi delle vittime che lavorano nel mondo dello spettacolo: le mancate denunce hanno come motivazione fondamentale il timore di perdere il diritto a una parte che viene portata via, dai produttori e sceneggiatori, a donne che dicono di no e che decidono di raccontare in pubblico la loro storia.

Pensando all’avanguardia e agli obiettivi del settore dell’entertainment, colpisce notare come la coppia di parole con il legame più forte sia data da «paura» e «spettacolo», così come colpisce l’occorrenza del termine «denunciai», spesso articolato in «non denunciai» a causa della paura delle donne a non essere comprese e, al contrario, isolate e giudicate.

Attraverso queste e altre parole afferenti all’universo semantico della violenza di genere, le #Amlete difendono il loro diritto di poter decidere di dire no quando si tratta del proprio corpo e del proprio lavoro.

Un diritto, stiamo iniziando a capire, negato a molte delle protagoniste rimaste in silenzio fino ad ora, ma come stanno reagendo gli utenti alla forte mediatizzazione di queste settimane? Abbiamo sondato i primissimi tweets che menzionano le dichiarazioni riguardanti il mondo dello spettacolo e li abbiamo trattati ed etichettati come neutrali, screditanti o in supporto al movimento #MeToo.

Sebbene la fotografia attuale non possa considerarsi rappresentativa, le prime menzioni del MeToo trovano un elevato supporto da parte gli utenti, ma cancellare una mentalità diffusa appare un processo lungo e complesso. Le vittime si trovano ancora davanti all’ennesimo banco di prova: il 21% dei tweets sostiene che l’assenza di «nomi e cognomi» e la pubblicazione online dei resoconti degli eventi avvenuti dopo molti anni, mini l’attendibilità degli eventi e suggerisca, invece, la ricerca di notorietà da parte delle protagoniste.

Oggi è ancora presto per prevedere le conseguenze e gli effetti di questa ondata di denunce, ma la crescente attenzione data alle disparità e alle violenze di genere renderà possibile valutare l’impatto delle iniziative in modo più efficace, in un contesto che ha per troppo tempo sottaciuto le violenze e gli abusi commessi.

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