#SanQuaerys2019: vincere Sanremo è una questione di soldi?
A pochi giorni dalla conclusione della 69esima edizione del Festival non si placano le polemiche riguardanti il giovane vincitore Mahmood. L’ultima serata di Sanremo ha regalato tantissime emozioni – attesa, sorpresa, delusione, rabbia – condivise tra il pubblico dell’Ariston e il pubblico online, che ha commentato il Festival attraverso i social network.
La finale della massima competizione della musica italiana ha sicuramente lasciato un segno nella storia delle diverse edizioni del Festival per le sentite proteste che l’hanno accompagnata: l’annuncio della vittoria del cantante milanese Mahmood – con la canzone “Soldi” – davanti a Ultimo e Il Volo ha, infatti, rianimato la contestazione, iniziata già a seguito della lettura della classifica con l’esclusione di Loredana Bertè dal podio dei tre migliori artisti di Sanremo 2019.
Questi due momenti hanno generato altrettanti picchi nel flusso delle interazioni social: Twitter, infatti, ha registrato una crescita del 163% nel numero di tweet pubblicati; mentre su Facebook gli utenti hanno commentato la diretta aumentando il volume di testi del 283%.
Le ragioni della protesta
Lo sconcerto prodotto dalla classifica ha scatenato un’escalation di reazioni, culminate in accese proteste riguardanti i meccanismi di votazione che decretano il vincitore del Festival: se, infatti, l’estromissione della Bertè dalla finalissima fra i top 3 è stata la miccia che ha innescato le contestazioni, la mancata incoronazione di Ultimo – sul quale erano ormai confluite le speranze di un’ampia maggioranza del pubblico online – ha rappresentato un vero e proprio golpe contro la volontà popolare. Uno tsunami di proteste, alimentato da un sentimento di tradimento, ha travolto rovinosamente l’organizzazione del Festival (nella figura del suo direttore artistico Baglioni), i dirigenti Rai e il neo-vincitore Mahmood.
Il pubblico social si è sentito, infatti, vittima di un inganno che ha infranto il sogno di essere giudici a tutti gli effetti della più importante competizione canora italiana, un atteggiamento che su Facebook ha preso piede fin dalla prima serata
Il ribaltamento determinato dal voto della giuria ha, quindi, generato effetti sull’immagine stessa del Festival, intaccandone la credibilità: il pubblico ha, infatti, accolto abbastanza rapidamente l’ipotesi – alquanto semplicistica – dei brogli, ovvero di presunti maneggi che avrebbero pilotato il voto al fine di decretare un vincitore scelto a priori, che rispondesse ad interessi economici e politici. L’accusa di corruzione – unita alla percezione di sfruttamento degli spettatori, attraverso il pagamento del canone TV e della fee per l’SMS del televoto – ha alimentato un forte sentimento di sfiducia verso la manifestazione, capace di compromettere (potenzialmente) il futuro rapporto tra il Festival e il suo pubblico, per nulla desideroso di seguire nuovamente un evento giudicato “irriconoscibile” e “vergognoso” come quello appena terminato.
Era possibile prevedere critiche così massicce?
Alla luce delle analisi svolte da Quaerys sui contenuti generati dagli utenti (UGC) su Twitter e Facebook durante le cinque serate del Festival possiamo dire che, in effetti, i testi presentavano indizi alquanto “profetici”, che presagivano la scarsa disponibilità del pubblico online ad accettare opinioni e valutazioni diverse dalle proprie. A partire dalla seconda puntata di mercoledì, in particolare, i nostri strumenti di social listening hanno registrato la presenza costante di un cluster tematico, che raccoglie le critiche alla classifica stilata dalla redazione del Festival al termine di ogni serata sulla base dei risultati del televoto, della giuria demoscopica e dei giornalisti.
Sottoponendo le conversazioni social al nostro algoritmo proprietario abbiamo ottenuto la classifica di gradimento degli artisti da parte del pubblico del web.
Il dato più evidente è l’assenza di Mahmood nel gruppo degli artisti più graditi (parte alta della classifica): il vincitore del Festival si piazza al 12esimo posto, lontano dalle prime posizioni occupate da Ultimo e Il Volo. Proprio questa accoppiata si è contesa la vittoria delle 5 serate a colpi di televoto, registrando una maggioranza finale verso il giovane cantante romano. Ultimo si è aggiudicato la prima, la terza e la quinta serata, mentre il trio Il Volo ha conquistato la seconda e la quarta, la serata dei duetti.
Come si spiega la vittoria del giovane cantante milanese?
Prima di rispondere, è opportuno fare un breve riepilogo delle modalità di voto di questa edizione. Anzitutto, il televoto e la Sala Stampa sono stati presenti in tutte e cinque le serate con una valenza diversa: il voto della Sala Stampa ha pesato sempre per il 30%, mentre l’incidenza del televoto è variata dal 40% delle prime tre serate al 50% delle ultime due. A fare da contraltare due giurie: la prima, la cosiddetta giuria demoscopica, composta da un campione statisticamente rappresentativo di 300 persone selezionate tra abituali fruitori di musica, e la giuria d’onore, composta da personaggi del mondo della musica, dello spettacolo e della cultura. La giuria demoscopica ha votato durante le prime tre serate e il suo voto ha rappresentato il 30% del risultato finale; mentre la giuria d’onore è entrata in scena nelle ultime due puntate, andando a sostituire la demoscopica, ed il peso del suo voto è sceso al 20%. Il vincitore è stato proclamato sommando tutti i voti pervenuti durante le 5 serate.
Tornando ai numeri, l’analisi dei dati definitivi delle votazioni, pubblicati sul sito di Sanremo, mostra come i protagonisti del televoto – Ultimo e Il Volo – non hanno riscosso il medesimo successo presso la giuria d’onore e la sala stampa, le quali hanno espresso una costante preferenza per Mahmood. Tutto questo ha creato un evidente disallineamento tra la votazione del pubblico votante e quella dei cosiddetti esperti, esploso letteralmente dopo l’annuncio del vincitore del 69° Festival di Sanremo.
In conclusione
In conclusione, l’analisi integrata dei dati delle votazioni, uniti a quelli forniti dai nostri strumenti di monitoraggio della Rete, ha consentito di predire un contesto di potenziale insoddisfazione degli spettatori entro il quale, tuttavia, non era possibile prevedere il violento terremoto di polemiche, benché meno la deriva di insulti e commenti razzisti che ha accompagnato la vittoria di Mahmood.
Per un’analisi completa dello storytelling social del Festival di Sanremo vi invitiamo a leggere il post di #SanQuaerys sul nostro blog. Alla prossima!