Blogtega

la Bottega hi-tech per la data-driven strategy | trustworthy answers powered by Quaerys®

Dove saranno distribuiti i buoni spesa

Il 29 marzo la Presidenza del Consiglio dei Ministri ha fatto pervenire al Presidente della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, Stefano Bonaccini, il documento recante le misure e le risorse per la solidarietà alimentare per comuni.

Nell’ordinanza viene definito sia il termine con cui questi soldi vengono stanziati e sia la somma da spartire alle varie regioni.

 “il Ministero dell’interno, entro il 31 marzo 2020, dispone, in via di anticipazione nelle more del successivo reintegro, il pagamento di un importo pari ad euro 400.000.000,00, di cui euro 386.945.839,14 in favore dei comuni appartenenti alle regioni a statuto ordinario, alla Regione Siciliana e alla Regione Sardegna, ed euro 13.054.160,86 in favore delle Regioni Friuli Venezia Giulia e Valle d’Aosta e delle Province autonome di Trento e di Bolzano, con imputazione sul capitolo di spesa 1365 dello stato di previsione del Ministero dell’interno da contabilizzare nei bilanci degli enti a titolo di misure urgenti di solidarietà alimentare.

I criteri utilizzati per la ripartizione a livello comunale tengono conto sia della popolazione residente nell’area comunale che, in seguito, della differenza tra il reddito comunale pro capite con il reddito medio nazionale.

Secondo questi dettami, la somma di 400 milioni di euro verrà assegnata attraverso due quote.

La prima è pari all’80% del totale, ossia 320 milioni, distribuiti ai comuni secondo il numero degli abitanti. Tenendo comunque conto del fatto che la somma di partenza, il contributo minimo che verrà stanziato, sarà pari a 600 euro.

La seconda quota, invece, sono i restanti 80 milioni di euro e sono divisi in base al secondo criterio di cui sopra, ossia la differenza tra il reddito pro capite di ciascun comune con il valore medio nazionale. I valori reddituali a cui si fa riferimento sono quelli del 2017 pubblicati dal Dipartimento delle Finanze del Ministero dell’economia e delle finanze (reperibili qui).

In base al contributo totale che ciascun comune riceve, i sindaci possono utilizzare i soldi acquistando buoni spesa, utilizzabili per l’acquisto di generi alimentari presso gli esercizi commerciali contenuti nell’elenco pubblicato da ciascun comune nel proprio sito istituzionale, e/o di generi alimentari o prodotti di prima necessità.

Nello stesso documento è, poi, stata incorporata la tabella con la lista dei comuni, la somma per le due quote e la conseguente somma, ossia il contributo spettante, per ciascun ente comunale. 

Il criterio di assegnazione della prima quota è per l’appunto la popolazione: maggiore è il numero di abitanti e maggiore ovviamente sarà il contributo dovuto, partendo da 600 euro minimi. Tuttavia, la seconda quota, dunque il restante 20%, è quella incisiva. Infatti, viene distribuita in base alla distanza del reddito pro capite di ciascun comune dal reddito medio nazionale. In base a questa seconda assegnazione, il contributo non viene centrato solo nelle grandi città, come si vede dalla cartina, il sud è il maggior destinatario, proprio per via della seconda ridistribuzione. In particolar modo, si nota come la Sicilia, la Calabria e buona parte della Campania siano i principali possibili fruitori dei contributi.

Partendo dal link rilasciato dal Dipartimento delle Finanze del Ministero dell’economia e delle finanze relativo ai redditi comunali del 2017 possiamo trarre un altro tipo di indicatore per i contributi. Infatti, considerando i redditi mensili per ciascun comune, possiamo ricavare la percentuale di contributo che i comuni otterranno. Tuttavia non abbiamo il dato di quante famiglie effettivamente percepiranno mensilmente questi aiuti, sia che siano buoni spesa o alimenti, in quanto nell’ordinanza non si specifica come il comune effettuerà la distribuzione del contributo ottenuto.

Considerando dunque la percentuale che i comuni avranno, in base ai redditi mensili ottenuti partendo dal documento che il ministero ha rilasciato e che eventualmente utilizzerà nel momento della ripartizione, possiamo constatare come la situazione non vari in maniera percepibile.
Infatti le aree che potrebbe percepire maggiore contributo considerati i redditi mensili rimangono la Sicilia, la Calabria e la Campania.

Due considerazioni a fronte delle cartine.

Abbiamo mostrato come il sud sia la zona che potrebbe ricevere maggiori contributi e questo soprattutto per via della allocazione della seconda quota, gli 80 milioni di euro. Tuttavia, ci sono alcune zone del nord interessanti. Nonostante, molti comuni potrebbero prendere il minimo contributo, c’è una parte del nord, fatta di comuni isolati e di montagna, poveri. Tale è il caso della parte della Lombardia di confine con la Svizzera. Altro caso, invece, sono alcuni comuni della Valle d’Aosta, che risulterebbero ricevere un contributo alto, non per via di un basso reddito, ma per la bassa densità del territorio.


Per quanto invece riguarda l’originale zona rossa, ossia la Lombardia, il governo ha ritenuto necessario raddoppiare la quota assegnata ai comuni che sono soggetti ad un più lungo periodo di attivazione delle misure di contrasto dell’emergenza Coronavirus. Questi comuni sono quelli definiti dal decreto del Presidente dei Ministri del primo marzo 2020 (consultabile qui).

Comuni:

      1) nella Regione Lombardia:

        a) Bertonico;

        b) Casalpusterlengo;

        c) Castelgerundo;

        d) Castiglione D’Adda;

        e) Codogno;

        f) Fombio;

        g) Maleo;

        h) San Fiorano;

        i) Somaglia;

        l) Terranova dei Passerini.

      2) nella Regione Veneto:

        a) Vo’.

L’ANCI (Associazione Nazionale Comuni Italiani), il 30 marzo ha pubblicato una prima nota in merito all’assegnazione dei contributi (trovate qui), in cui oltre a fare un breve riepilogo dell’ordinanza nazionale, fornisce delle linee guida ai comuni.

Al punto 3, individuazione dei beneficiari, si stabilisce la discrezionalità degli enti locali, aggiungendo che la

competenza in merito all’individuazione della platea dei beneficiari ed il relativo contributo è – dall’Ordinanza – attribuita all’Ufficio dei Servizi Sociali di ciascun Comune”.

La nota continua dando indicazione agli uffici di competenza, sostenendo che debba esser data priorità ai nuclei familiari più esposti agli effetti economici derivanti dall’emergenza epidemiologica da virus Covid-19 e tra quelli in stato di bisogno. Inoltre, si consiglia di avvantaggiare coloro che non percepiscono altri sostegni pubblici (RdC, Rei, Naspi, indennità di mobilità, cassa integrazione guadagni, altre forme di sostegno previste a livello locale o regionale), senza che ciò sia un requisito necessario per ricevere il contributo.

Nei prossimi giorni capiremo meglio come i comuni si muoveranno e vedremo anche i commenti dei cittadini.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *